Document | aria n° 1 – a 20 anni dalla guerra

A 20 anni da un massacro

Il 4 Aprile 1992 le milizie serbe compiono i primi attacchi contro la città di Sarajevo, ed il 6 aprile i primi bombardamenti decreteranno l’inizio dell’assedio. Seguiranno anni tormentati di violenze, ritorsioni, guerra civile che culmineranno con la divisione politica del territorio di quella che un tempo fu la Jugoslavia multietnica realizzata dal sogno socialista di Tito.
Il crollo del muro di Berlino ha segnato per tutti i paesi socialisti dell’Europa dell’est un trauma profondo, che ogni nazione ha vissuto in maniera differente. La Jugoslavia, che era riuscita a costruire un particolarissimo modello di convivenza, vedeva nella città di Sarajevo il suo simbolo.
Alle richieste di autonomia di alcune regioni della Confederazione – quelle a maggioranza croata in primis, quelle bosniachee in seguito – la maggioranza serba ha risposto con la forza, tentando di tenere unito il paese in nome dell’idea di Jugoslavia, secondo i serbi; nel nome di una supremazia centralistica serba, secondo le altre componenti etniche. Questo dissidio, unito alla strumentalizazzione politica di un odio etnico fino ad allora inconsistente, scatenò una guerra fratricida tra persone che per decenni erano riuscite a vivere in pace, armonia e senza conflitti.

La guerra in Bosnia e in Ex-Jugoslavia fu il primo conflitto televisivo, per molti un ricordo sepolto nei ricordi della propria infanzia; per tutti è stata la prima guerra mediatica, dove i mass-media hanno avuto un ruolo determinante nel veicolare l’attenzione, nel drammatizzare il dramma,per nasconderlo.
Tutto questo ad un’ora d’aereo, a qualche ora di mare dall’Italia. Un conflitto oggi dimenticato, ma che per la prima volta ha portato un bombardamento all’interno dei confini dell’Europa geografica.

I cinque film che qui presentiamo sono il racconto svolto da alcuni registi emergenti della eredità di questo guerra, dei suoi incubi e i traumi. Vogliamo provare ad interrogare questi fatti, i suoi lasciti e le testimonianze per riflettere sulle barbarie che la separazione, umana e civile, può generare nello spazio politico delle città e delle nazioni.

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